Con la dottoressa Paola Russo, medico veterinario esperta in Cardiologia presso la clinica Ca’ Zampa Roma Laurentina, oggi approfondiamo un tema delicato come i problemi cardiaci nei cani e nei gatti, come fare prevenzione e gestire determinate patologie.

Come capire quando il nostro pet ha problemi di cuore?

I sintomi che possono essere riconoscibili dal proprietario, possono far pensare ad una cardiopatia del proprio animale e sono genericamente la presenza di tosse cronica, di affanno cronico, l’intolleranza all’esercizio e la presenza di sincopi, episodi sincopati sia a riposo sia sotto sforzo, e la presenza di ritenzione idrica, edemi delle zampe, gonfiore delle zampe o dell’addome per presenza di fluidi. Non è facile, soprattutto nei gatti, accorgersi se c’è una cardiopatia. Per questo è importante che lo faccia il veterinario, perché soprattutto i felini, ma vale molte volte anche per i cani, spesso non mostrano alcun sintomo fino a quando la cardiopatia non diventa veramente avanzata.

Quali le cause che portano ad avere una cardiopatia?

La maggior parte delle cardiomiopatie sono in realtà su base genetica. Ci sono cardiomiopatie molto legate a determinate razze, ma non necessariamente. Comunque anche individui di altre razze o meticci naturalmente le possono avere e molte sono congenite, quindi presenti fin dalla nascita. Ci sono poi cardiomiopatie acquisite, cioè non presenti dalla nascita, ma che si manifestano nel corso della vita e sono sempre prevalentemente però su base genetica, che sono le degenerazioni valvolari, le cardiomiopatie dilatate o ipertrofiche. Quindi nella maggior parte dei casi in realtà la cardiopatia avviene perché quell’individuo ha nel suo patrimonio genetico purtroppo una predisposizione a sviluppare quel problema cardiaco. Ci sono poi meno frequentemente anche cardiomiopatie acquisite da cause esterne – per esempio miocardite da infezioni virali, da infezioni, da malattie infettive – oppure una cardiomiopatia secondaria ad altre patologie sistemiche – ad esempio ipertiroidismo, l’ipertensione cronica o l’ipotiroidismo –  che possono portare nel tempo a sviluppare cardiopatie.

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Nonostante la predisposizione genetica, si può fare prevenzione?

Possiamo fare, stiamo facendo e dobbiamo fare molto per cercare nell’ambito delle singole razze di prevenire le cardiopatie: bisogna selezionare dei produttori che non siano portatori di cardiomiopatia e questo è un lavoro che stiamo facendo e che devono fare insieme i veterinari e gli allevatori con la coordinazione dei club di razza. L’allevatore serio deve cioè sottoporre i propri riproduttori ogni anno oppure ogni volta che è richiesto a uno screening sia ecografico sia genetico, prima di farli riprodurre. E molti club di razza, infatti, hanno reso questa procedura obbligatoria per poi riconoscere il pedigree ai propri animali: per esempio nella razza Boxer si è lavorato tantissimo grazie al fatto che il Boxer Club ha proprio reso obbligatorio il controllo dei riproduttori e si sono ottenuti dei risultati eccezionali riducendo tantissimo l’incidenza della cardiopatia tipica dei Boxer.

Dal canto suo, il proprietario che va ad acquistare un cucciolo di razza appartenente a una delle razze da attenzionare perché soggette in particolare a cardiopatie, deve richiedere al proprio allevatore la certificazione che i genitori del cucciolo siano stati controllati per le cardiopatie di razza e deve sottoporre lo stesso cucciolo a controlli specifici.

Nell’ottica di fare prevenzione, si deve sottoporre il pet a screening di razza se appartiene a una delle razze a rischio e comunque a visite veterinarie periodiche. Che sia un cane, un gatto, un meticcio di qualsiasi razza, perché il veterinario può accorgersi e consigliare gli esami adeguati per tempo se il proprio animali ha una cardiopatia, è molto importante la diagnosi precoce e dunque la visita dallo zoiatra.

Quali sono le razze di cani e gatti più predisposte a problemi cardiaci?

Le razze maggiormente predisposte in termini statistici a cardiopatie congenite sono appunto il Boxer, il Bulldog inglese, il Bulldog Francese, ma anche il Golden Retriever, il Labrador Retriever, il Terranova, l’Alano. Una cardiopatia non congenita ma che si sviluppa nel corso della vita è più frequente nel Dobermann e nel Cocker americano; inoltre se parliamo di cardiopatie che si presentano in vecchiaia o a causa di degenerazione valvolare, le razze principalmente predisposte sono il Cavalier King Charles, ma anche il Bassotto, il Chihuahua, il Barboncino e in generale tutte le razze di piccola taglia.

Per quello che riguarda i gatti, che sono soggetti in maniera statisticamente rilevante, parliamo di un 15% della popolazione a cardiomiopatia ipertrofica. Abbiamo in particolare alcune razze come la razza Sphynx, la razza British, la razza Maine con il gatto persiano, ma in realtà abbiamo visto nei nostri studi che anche i gatti europei sono altrettanto soggetti a questa cardiopatia. Semplicemente sono meno controllati perché non sono di allevamento e sono anche meno collaborativi a farsi fare i controlli.

Come può il proprietario del pet prendersi cura di lui in presenza di problemi cardiaci?

Può sottoporre i propri animali alle visite veterinarie. Molto importante nel cucciolo, perché se esso durante le visite vaccinali, all’auscultazione presenta soffio cardiaco, deve essere subito sottoposto a controlli su consiglio del veterinario. Alcune patologie congenite si possono correggere chirurgicamente purché si intervenga al momento giusto.

La cardiopatia è un’anomalia anatomica del cuore con la quale l’organo deve convivere sviluppando negli anni delle patologie di adattamento. Se noi interveniamo precocemente prima che il cuore si sia danneggiato a forza di convivere con la sua anomalia strutturale, possiamo a volte intervenire chirurgicamente, altre volte farmacologicamente, altre ancora possiamo correggere la cardiopatia e rallentare il danno che il cuore subirà nel tempo.

Ricordiamo dunque che se l’animale viene sottoposto alle visite periodiche sarà il veterinario ad accorgersi che c’è un’anomalia; inoltre se il pet appartiene ad una determinata razza, fascia d’età o categoria a rischio, i controlli ecografici sono fondamentali nella prevenzione e nella diagnosi precoce.

Che ruolo ha l’alimentazione nella saluta cardiaca del cane o del gatto?

L’alimentazione non è sicuramente determinante come fattore, né in positivo né in negativo. Resta fondamentale che un pet cardiopatico non abbia ritenzione idrica e quindi che segua una dieta assolutamente povera di sodio. Teniamo anche presente che un paziente cardiopatico, se è anche sovrappeso, ha dei fattori di rischio maggiori.

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