Il taglio delle orecchie nei gatti è un procedimento che suscita diverse reazioni e preoccupazioni tra gli amanti degli animali: perché avviene? I pet soffrono? A cosa serve? Partiamo con il dire che i felini con le orecchie mozzate sono soprattutto quelli che vivono per strada e questo “marchio” serve a identificare chi è stato sterilizzato e chi no, facilitando il controllo delle colonie feline.

Negli ambienti urbani, è comune imbattersi in gatti randagi con un particolare segno distintivo: la punta di una o entrambe le orecchie tagliata. Questa pratica, conosciuta come “TNR” (Trapp, Neuter, Return), è una strategia impiegata, appunto, per il controllo delle popolazioni feline, spesso adottata da organizzazioni animaliste e rifugi. Il processo inizia con il posizionamento di trappole umane, per attirare i gatti randagi con del cibo; una volta catturati, il veterinario provvede alla sterilizzazione o alla castrazione e, nella maggior parte dei casi, effettua il taglio di una piccola parte della punta dell’orecchio. Successivamente, i gatti tornano nel loro ambiente originale, più protetti di quanto non fossero prima del TNR.

La procedura del taglio si esegue in condizioni sterili, sotto anestesia, subito dopo la sterilizzazione e comporta la rimozione di una piccola porzione dalla punta dell’orecchio o dalla cuffia. I rischi di emorragia sono scarsi e la cura con perossido di idrogeno rende l’intervento sicuro: il gatto infatti si riprende in genere rapidamente senza che l’intervento lasci alcuna conseguenza sulla vita quotidiana di Fuffy.

Perché tagliare la punta dell’orecchio del gatto è salutare

Stando alle indicazioni da parte del Ministero della Salute, l’apicectomia auricolare si esegue non oltre i 7 mm dall’estremità della pinna stessa. La pratica fornisce ai custodi delle colonie un controllo certamente più efficace e immediato sui soggetti già sterilizzati e può anche aiutare chiunque stia dando da mangiare ai gatti a sorvegliarli meglio e accorgersi con maggior rapidità se un nuovo felino si è unito alla colonia.

Quell’orecchio tagliato, dunque, risparmia al pet lo stress di finire in trappola e sotto anestesia una seconda volta e fa risparmiare tempo, fatica e denaro ai volontari contemporaneamente.

Il taglio delle orecchie (conosciuto anche come ‘ear tipping’), anche se il gatto non è randagio, evita inoltre possibili problemi se il pelosetto viene scambiato per un vagabondo. Questa pratica, da eseguire – lo ricordiamo ancora – in totale sicurezza e solo rivolgendosi ai professionisti, è parte di programmi umanitari che coinvolgono la presa, la sterilizzazione o la castrazione, e il successivo ritorno dei gatti alle loro comunità, riducendo la popolazione felina senza proprietario e una incontrollata proliferazione. Si migliora così la salute complessiva della colonia, seguendo un approccio etico.

Gatti con le orecchie tagliate: soffrono?

Il taglio alle orecchie dei gatti non è – come accennato poc’anzi – una barbarie verso il felino che, in effetti, non soffre durante l’incisione, poiché il veterinario lo ha già anestetizzato per la sterilizzazione o la chirurgia neutra. Solitamente si assiste a scarsissimo sanguinamento e l’orecchio guarisce rapidamente senza inficiare né sulle capacità uditive del pet né sulla sua bellezza.

Questo segno di riconoscimento rende solo più facile il lavoro dei volontari e contribuisce a evitare il doppio stress per l’animale migliorando la sua qualità di vita. Ribadiamo che si tratta di una prassi assolutamente sicura e prevede una rapida guarigione e nessun impatto sull’aspetto del gatto. Nel momento in cui l’orecchio sanguina più del dovuto, il veterinario provvede a suturare la ferita, ma i casi in cui si verifica tale condizione restano piuttosto rari.

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